Analizzati gli effetti di due quantità diverse dello stesso anticoagulante: esistono sottogruppi di pazienti che potrebbero trarre beneficio dall’una o dall’altra soluzione. Importante valutare caso per caso.
Durante il Congresso della Società Europea di Cardiologia (ESC) sono stati presentati i risultati dello studio ENGAGE AF-TIMI 48, che ha valutato due dosi di edoxaban (alta, HDER: edoxaban 60 o 30 mg o bassa, LDER: edoxaban 30/15 mg) per la prevenzione degli eventi cardioembolici nei pazienti con fibrillazione atriale.
IN BREVE...
Uno studio presentato al Congresso della Società Europea di Cardiologia (ESC) ha analizzato due dosi diverse di edoxaban, uno dei DOAC disponibili anche in Italia. L’obiettivo era valutarne gli effetti nella prevenzione di ictus ischemico nei pazienti con fibrillazione atriale. La dose bassa è stata associata a un aumento del 41% dell'ictus rispetto al warfarin, ma sono stati registrati meno sanguinamenti rispetto a una dose più alta del farmaco. Gli autori dello studio hanno cercato di capire quali categorie di pazienti potrebbero essere più adatte a ricevere basse dosi di edoxaban e quali somministrazioni più alte, evidenziando la necessità di stabilire terapie personalizzate in base al paziente che ci si trova di fronte.
La dose bassa è stata associata a un aumento relativo del 41% dell'ictus ischemico rispetto al warfarin, ma con una riduzione relativa maggiore degli eventi di sanguinamento rispetto a HDER, la dose alta. In questa analisi post-hoc, gli autori hanno cercato di identificare i sottogruppi di pazienti che potrebbero trarre maggiori benefici da LDER rispetto a HDER sulla base di un beneficio clinico serio che combina gli eventi di ictus e sanguinamento più gravi: ictus ischemico disabilitante/fatale o sanguinamento fatale.
In questa analisi, emerge che LDER è associato a un minor numero di eventi fatali nei pazienti con neoplasia o FA parossistica. Gli autori concludono che questi risultati, se confermati, potrebbero aiutare i medici a personalizzare il dosaggio di edoxaban.
Questo studio, benché rientrante nell’ambito della generazione di ipotesi più che di evidenze cliniche, è a nostro avviso importante. Infatti, dopo le evidenze dei grandi trial clinici, inizia a vacillare l’assioma del “one size fits all” a favore di valutazione clinica più attenta del paziente. Anche per i DOAC, come fu per il warfarin, è necessario e urgente capire come usare ancora meglio in tutte le sottocategorie di pazienti questi farmaci che hanno già dato risultati clinici eccellenti.
Bibliografia
Steffel et al. Is there a role for half-dose anticoagulation in atrial fibrillation? Randomized comparison of 2 doses of edoxaban in 14,014 patients in ENGAGE AF-TIMI 48. Eur Heart Journ 2020 In press

Alberto Tosetto
Dirigente medico, Divisione di Ematologia, Ospedale S. Bortolo, Vicenza
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