Sophie Testa, direttore del Centro Emostasi e Trombosi ASST di Cremona e membro del board di Anticoagulazione.it e Fondazione Arianna, è stata eletta presidente della Federazione Centri per la diagnosi delle trombosi e la Sorveglianza delle terapie Antitrombotiche (FCSA) per i prossimi tre anni, fino al 2021.
Qual è l’obiettivo principale che si pone nei prossimi tre anni?
Realizzare un lavoro, operativo e culturale, che permetta a FCSA di migliorare l'assistenza ai pazienti in terapia antitrombotica indispensabile a rispondere alle loro esigenze sanitarie. A tale scopo è importante potenziare i 268 Centri Italiani anche attraverso l'integrazione, intra ed extra ospedaliera, con specialisti e medici che si occupano di emostasi e trombosi. Inoltre è fondamentale favorire la formazione sanitaria attraverso la collaborazione con le diverse Società Scientifiche.
La parola d’ordine è rete. Rete sanitaria e assistenziale che risponda alle necessità dei pazienti e che possa essere sviluppata, in modo omogeneo, nel nostro paese al di là delle organizzazioni regionali che oggi determinano grandi differenze per il cittadino. Nel nostro Paese sono circa 1,2 milioni i cittadini in terapia anticoagulante. Stiamo parlando di circa il 2% della popolazione e l'offerta sanitaria, di Centri ed esperti in Emostasi e Trombosi, deve rispondere capillarmente alle richieste territoriali e ospedaliere.
I centri sono ancora necessari, all’epoca dei NAO?
Certamente, e direi più che mai, perché i pazienti in NAO sono pazienti anticoagulati, che hanno specifiche necessità sanitarie, strettamente legate al trattamento in essere. Purtroppo, quello che sta accadendo è che i pazienti non sanno molto spesso di avere questi bisogni.
I Centri permettono, innanzitutto, di seguire i pazienti nel tempo (follow up), esigenza sanitaria che altrimenti si rischia di trascurare. In assenza di un follow up strutturato il rischio per il paziente è quello di non avere controlli relativi alla compliance (cioè all’adesione) ed all’aderenza, non riconoscere potenziali interferenze farmacologiche pericolose, non sapere come gestire le complicanze o la semplice preparazione a interventi chirurgici o a manovre invasive anche banali.
Se il paziente in AVK ha necessità di controllo di laboratorio e adeguamento posologico frequente, con i NAO apparentemente questo bisogno non c’è più. Invece, ricordando che le complicanze esistono sempre (3-4% all'anno sono le complicanze emorragiche maggiori così come quelle tromboemboliche) e che gli anticoagulati sono di solito pazienti cronici che nella loro vita sanitaria possono essere soggetti a altre malattie o a trattamenti potenzialmente interferenti, la rete specialistica dei Centri e di esperti in emostasi e trombosi è più che mai necessaria.
Dai dati che abbiamo raccolto negli ultimi anni, inoltre, sappiamo che un paziente in terapia anticoagulante seguito dai centri ha il 50% in meno di complicanze emorragiche maggiori e il 75% in meno di complicanze tromboemboliche.
Stiamo inoltre per pubblicare un grosso lavoro sulla gestione del paziente anticoagulato, che deve essere integrata tra varie figure territoriali e ospedaliere. Nei centri che riescono a comunicare bene con la medicina del territorio abbiamo oltre il 60% di rischio in meno di ictus.
L’anno prossimo la Federazione compirà 30 anni. L’acquisizione di competenze cliniche e diagnostiche fatte nel corso di questi tre decenni è estremamente elevato e la rete che si è costituita in Italia rappresenta un unicuum nel panorama internazionale cui guardano con interesse gli stranieri.
Capito che le basi sono solide, quali sono i passaggi successivi?
Oggi FCSA deve potenziare i centri nelle aree sanitarie e creare rete con esperti in emostasi e trombosi in ospedale e anche operare singolarmente al di fuori dei centri. Questo è importante perché la conoscenza della materia deve essere più diffusa e i pazienti, in caso di situazioni complesse, devono essere indirizzati subito ai migliori specialisti. Occorre essere in grado di saper gestire le complicanze e avere un team multidisciplinare interno agli ospedali che sappia gestire al meglio le emergenze.
L’altro passaggio è di tipo politico: FCSA deve portare all’attenzione delle autorità sanitarie nazionali e regionali l’esigenza sanitaria del paziente che con l’avvento dei NAO purtroppo è stata sottovalutata e sottostimata. Questo passaggio dal mio punto di vista va fatto anche con le Associazioni dei pazienti, perché tutto parte dalle loro necessità e dai loro bisogni, che però devono imparare a conoscere. Oggi FCSA deve potenziare l'attività dei Centri nelle diverse aree sanitarie, creare rete con gli Esperti in Emostasi e Trombosi sia in Ospedale che sul Territorio, interagire attivamente con i Medici di Medicina Generale. Infine, per fare rete, serve formazione, che deve essere indipendente e onesta e che possa fornire un riscontro di risultato.

Redazione
Anticoagulazione.it
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